La dimensione (dis)orientativa delle vacanze
Durante l’estate le giornate sembrano più lunghe: ci sono più ore di luce, si esce di più la sera e anche generalmente si ha più tempo a disposizione perché molti impegni abituali sono venuti meno. Specialmente nei giorni di vacanza, per chi ha la fortuna di poterne godere, usciamo dalle nostre routine e così abbiamo modo di accorgersi dei pensieri che ci attraversano. Può capitare, a me è successo, di mettere a fuoco che ci piacerebbe ri-orientarci verso direzioni di senso che intuiamo più in sintonia con la persona che stiamo diventando. Oppure, meno poeticamente, ci rendiamo conto che stiamo annaspando – lo scrivo con cognizione di causa – la nostra vita sembra aver preso una china che non riconosciamo più buona per noi. Ci sentiamo in una relazione muta con il mondo. Le cose che facciamo e le persone che incontriamo sembrano non raggiungerci, viviamo rapporti di repulsione o alienazione con il mondo. Tutto questo ci disorienta! Caspita se ci disorienta!
Il disorientamento è orientante?
Il disorientamento ci spaventa: ci sembra di aver perso – semmai abbiamo sentito di averla – la possibilità di sentire la nostra auto-efficacia. Non sappiamo da che parte girarci oppure continuiamo a girare a vuoto tra gli stessi pensieri. Siamo giustamente preoccupati/e perché sentiamo che ci manca qualcosa. Ma cosa? Il disorientamento è scomodo perché ci fa uscire dalla nostra confort zone. Allo stesso tempo ci apre così alla possibilità di farci delle domande di senso. Forse, iniziamo a chiederci, un’altra relazione con il mondo è possibile? Ci pare impossibile, eppure continuiamo a pensarci: che tipo di relazioni sto cercando con la vita? Come posso essere aperto/a a qualcosa di nuovo o di altro? Cosa mi fa star bene?
Alla ricerca della risonanza
Siamo esseri relazionali in continua relazione con tutto quello che di circonda. La vita ci risuona o ci respinge. Alle volte sentirsi in relazione significa esporsi e avvertire che siamo vulnerabili. Correre dei rischi per esplorare il mondo a partire dalle nostre percezioni. Il disorientamento se così valorizzato può rivelarsi una fase di transizione. Il disorientamento, diventa dis/orientamento dove lo slash sta a significare una possibile apertura per vivere esperienze toccanti cioè di ricerca di connessione del corpo e della mente – a me piace parlare di corpomente come un unicum – insieme con gli altri e l’ambiente. L’orientamento dunque non è assenza del disorientamento, come sostenuto dal pensiero di senso comune, ma la sensazione psico-corporea della presenza di connessione con il mondo.
Percorso di orientamento
Da quasi 15 anni come pedagogista ho la possibilità di accompagnare le persone, soprattutto giovani, nei loro percorsi di scelte professionale e/o di ri-orientamento esistenziale. Ne sono nati tanti percorsi di orientamento individuali e/o in gruppo dove imparare insieme quali posture possiamo assumere in relazione alle scelte di orientamento professionale, universitario e di carriera o anche più in generale di vita.
Se senti il desiderio di confrontarti come me per riflettere sui tuoi dubbi e i tuoi desideri, possiamo pensare insieme a come mettere a fuoco le direzioni di senso che ti risuonano maggiormente per poi creare un piano d’azione pratico. Il percorso di orientamento può svolgersi online oppure in presenza a Milano.
Per maggiori informazioni: https://www.silvialuraschi.it/orientamento/
Per contattarmi: info@silvialuraschi.it
foto:
Tom Troppe – Flower on the street, New Orleans, Agosto 2024.