Vulnerabilità


Che succede?
Da alcuni giorni sono profondamente scossa per le manganellate di piazza a un gruppo pacifico di studenti e studentesse a Pisa. Le immagini e i racconti non lasciano scampo. Giovani per lo più minorenni sono stati manganellati da poliziotti in assetto antisommossa tanto che il Presidente della Repubblica ha fatto presente che "i manganelli con i ragazzi esprimono un fallimento". 
Da pedagogista, impegnata nel promuovere pratiche educative e d'insegnamento fondate sui metodi partecipativi, avverto non solo un profondo senso di fallimento, ma anche rabbia e dolore perché è ciò che è successo è inaccettabile anche se lo abbiamo già visto accadere. 

Cosa ne pensano le persone coinvolte?
In questi giorni ho ascoltato le voci di molti insegnanti che si sono schierati dalla parte delle ragazze e dei ragazzi. La voce più interessante per me al momento è quella di una collega pedagogista e insegnante - Sara Costanzo, coinvolta direttamente in quanto madre di Gemma ferita a un occhio dalle manganellate. Ha affidato ai social una riflessione profonda che esplora, questa è la mia rilettura, la polarità Tenero vs Sadico. 
La condivido perché racconta, da un punto di vista diverso dal mio, il mio posizionamento all'interno delle pratica pedagogica - e in particolare del Metodo Feldenkrais. Una pratica che promuove il riconoscimento della nostra nostra vulnerabilità e la presenza dentro (e fuori) di noi di istanze contraddittorie che co-esistono. 


Il Tenero e il Sadico dentro di noi
Segue la riflessione della pedagogista Sara Costanzo che compone la dimensione professionale con quella personale collegando due eventi della sua esperienza che rendono manifeste due polarità sempre presenti nella vita di ciascun* di noi. Ho trovato queste parole molto potenti e, lo ripeto, mi ci sono ritrovata in molti passaggi. Da anni mi è chiaro che ci sono tantissime persone che scrivono e sanno dire i miei pensieri in modo più chiaro ed esplicito del modo in cui io riesco a farlo in questo momento. 

"Pochi giorni fa ero a Milano a condurre un seminario sulle Pratiche della Tenerezza. 
Mi colpisce la vicinanza di questi due momenti della mia esperienza, a distanza di una settimana: come formatrice e come mamma. Parlare della Tenerezza come scelta rivoluzionaria, come anti-pedagogia dell'egoismo e del titanismo, come ferma opposizione alle posizioni eroiche. Come ferma opposizione alle dinamiche di potere, di aggressività, di individualismo, di iper performativita'. La Tenerezza come resistenza a quei modelli culturali che definiscono sempre più oggi, una gerarchizzazione dei nostri rapporti. Ri-volgere, ri-voltare, ri-baltare, voltare due volte, dunque cosa? cosa bisogna ribaltare? Tutte quelle condizioni che ci portano alla subalternità, al soffocamento, alla prevaricazione. 
Quando la manifestazione del Tenero fa irruzione nella nostra vita, siamo soggetti al disarmo, alla rivelazione di un se' libero dai mascheramenti egoici. Certo, far emergere il Tenero è difficile, perché significa esporsi nella nostra vulnerabilità, nudità. Il Tenero è la manifestazione spontanea di noi stessi. Ma fare emergere il Tenero è difficile, perché il Tenero è inerme, non ha difese, e dunque è preda del Sadico. Il sadico gode, a far soffrire chi è indifeso. Ogni volta che esce il Tenero è complicato, perché l'altro spesso approfitta della mia nudità, o debolezza, per ferire ed in- fierire su di me. Ma noi lo facciamo anche con noi stessi. Perché dentro di noi ci sono sia il Sadico che il Tenero, ed è bene vederlo. Occorre che ci facciamo un esame profondo delle condizioni, che rendono manifesta, l'una o l'altra delle direzioni che il nostro vivere può assumere. I due stati coesistono in noi e bisogna vederle entrambe bene, queste polarità. 
Quando assumiamo la postura sadica, portiamo avanti automaticamente dei condizionamenti: siamo nell'ordine del controllo, della repressione, di movimenti che interrompono la libertà. Ciò che noi leghiamo, comprimiamo, impediamo e ogni nostra struttura egoico-bellica, è la maschera dell'ombra e noi produciamo Ombra, ogni volta che impediamo alla vita di sgorgare. Quando invece siamo nelle regione del Tenero, la geografia interiore ed esterna, è quella della libertà: il nostro movimento non è condizionato, esce dal determinismo normativo e rigido della necessita', perché non solo ha abitato queste catene, ma le vuole  coraggiosamente spezzare. Il territorio del Tenero crede alla non violenza, alla relazione come riconoscimento dell'alterità.
La non violenza esige il rischio: quella la capacità di saper fuoriuscire dai territori protetti del sé, della norma, degli automatismi e dell'utile, per muoversi sulla traccia dell'altro come ricerca di una maggiore opportunità di vita. L'etica della non violenza vuole superare le strutture sadiche di dominio, l'uso sconsiderato della forza e della menzogna e fa propria quella formula dell' imperativo categorico kantiano: "agisci in modo da trattare l'umanità sia nella tua persona, che nella persona di ogni altro, sempre come fine e mai soltanto come mezzo". La presenza dell' alterità esige responsabilità dunque: ascoltare e saper rispondere, con il coinvolgimento della propria totalità, ovvero di tutto ciò di cui si è ora capaci. È nel qui e ora, che nasce la responsabilità verso se stessi e il mondo. Siamo chiamati in ogni momento a dissolvere le strutture di potere che imprigionano il libero sgorgare della vita. Gandhi aveva messo in guardia coloro che volevano raggiungere il bene con mezzi malvagi: 
"Si dice che "i mezzi in fin dei conti, son mezzi". Io vorrei dire invece che "i mezzi in fin dei conti sono tutto". Quali mezzi, tal il fine. Raccogliamo esattamente quello che seminiamo."
( In "Antiche come le montagne", M.K.Gandhi) 
Gandhi sosteneva, con serena umiltà, di non avere nulla di nuovo da insegnare agli uomini, “poiché la verità e la non-violenza, sono pratiche antiche come le montagne”. 
A Gemma, e ai miei studenti, auguro una dirompente apertura verso una vita che sgorghi libera. Che siate capaci di non trascurare mai, il valore e la concretezza, di questo sguardo così rivoluzionario dell'Uno-Tutti. 
E che siate anche voi, nuovi ed antichi come le montagne!
Buona domenica di sole!" (Costanzo, 25 febbraio 2025, fonte FB)

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foto: Tom Troppe, My Mum, USA, Febbraio 2024